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Sinistra Italiana - Palo del Colle

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Dimissioni rientrate, ma la crisi non finirà

Pubblicato su 29 Luglio 2018 da sel palodelcolle (ba) in amministrazione, zaccheo, politica locale


Il ritiro delle dimissioni da parte della sindaca era una opzione che non avevamo escluso nel precedente articolo, nonostante i toni perentori della “stupefacente” lettera di dimissioni facessero propendere per il peggio. Anche la querelle sulla convocazione del consiglio da parte del presidente Giannicola Cuscito lasciava intendere che la sindaca avesse deciso di andare alla rottura con la sua maggioranza e di abbandonare la carica di sindaco.
Ma, alla luce del ritiro delle dimissioni, la chiave di lettura di una sindaca stanca e decisa ad abbandonare la carica per tornare al suo più remunerativo lavoro è di fatto da escludere.

Allora cosa ha spinto la sindaca a scrivere quella lettera di dimissioni?
Con quali obiettivi l'ha scritta e può ritenersi soddisfatta di come si è apparentemente conclusa la vicenda? Cosa ha convinto la sindaca a ritornare sui suoi passi?

Il contesto in cui va inserita la vicenda è quella di una rivalità crescente tra le due principali componenti che costituiscono la maggioranza centro-civica che governa a palazzo San Domenico. Da un lato il partito democratico con 5 consiglieri e due assessori, dall'altra la componente civica Palo nel Cuore con quattro consiglieri, il sindaco, il vicesindaco e un assessore.

 

Con la dichiarazione di indipendenza dei consiglieri Angelo Carulli e Michele Cuonzo, e il relativo dimezzamento del gruppo consiliare Palonelcuore passato da quattro a due consiglieri, l'equilibrio che ha retto finora la maggioranza è venuto a mancare. La sindaca, in evidente difficoltà, lo capisce e prova a giocare d'anticipo, scompigliando le carte con le sue dimissioni.

L'obiettivo è quello di ristabilire il ruolo egemonico, nonostante il ridimensionamento del suo gruppo civico. In questo modo costringe la sua maggioranza ad accordarle piena ed incondizionata fiducia, pena la fine di questa amministrazione e il ritorno al voto nella prossima primavera.

Per ottenere la supremazia totale sulla sua maggiornza chiede l'azzeramento della giunta come condizione preliminare per revocare le dimissioni. Anche qui però il gioco è ben calcolato, perché non tutti gli assessori si trovano nella stessa posizione.

L'assessore all'ambiente Emanuela Mastrandrea è in procinto di essere sostituita dalla sua lista per accordi interni pregressi, Rocco Martino le dimissioni le aveva già date per poi ritirarle in vista di un rimpasto, Sapia Pugliese potrebbe essere confermata in quota sindaca perché entrata da poco. I due assessori del pd sono quelli più colpiti dall'azzeramento. Vito Antonio Savino e Maria Alberga sono espressioni di punta del partito ed in particolare Alberga fu convinta a dimettersi da consigliere comunale al fine di dare una mano alla sindaca in giunta.
Anche la richiesta del sindaco di avere i coordinatori delle forze politiche in giunta appare solo strumentale al suo disegno, e pure questa mira essenzialmente a colpire il partito democratico.

Da parte sua, il pd, in grande difficoltà ad elaborare una strategia che contrasti le mosse della sindaca, acconsente alla richiesta di azzeramento, butta dalla torre i suoi assessori e conferma la fiducia incondizionata al sindaco, senza peraltro avere il quadro chiaro della nuova giunta. Ancora una volta, come quando dopo mesi di lavoro comune nel cantiere rinnegò le primarie per la scelta del candidato sindaco, il partito democratico capitola di fronte ai dictat della sindaca, che ora potrà muoversi più come un podestà che come primo cittadino.

Ma quella che può apparire come una vittoria della sindaca, che la spunta sugli ultimatum, in realtà non è altro che l'avvio della sua fine.

La sindaca, per come ha avviato la crisi e per come l'ha condotta, sembra mossa più da una logica di distruzione e di risentimento, piuttosto che dalla decantata logica del servizio, che vuole vedere applicata agli altri ma che stenta ad applicare a se stessa. Un sindaco che si mette a colpire il maggior partito della sua maggioranza non va molto lontano. Se poi scarica malo modo anche le persone che si sono battute per la sua candidatura, allora le manca anche il senso della misura, per non dire della gratitudine.

 

Ma la cosa più grave è che la sindaca non comprende che è sua la responsabilità politica di tutti gli organismi della sua maggioranza, ed in modo particolare della sua giunta che lei presiede e che non può essere additata di mal funzionamento, senza che lei ne sia coinvolta direttamente. Azzerare la giunta per mal funzionamento vuol dire azzerare il lavoro della maggioranza e della sindaca. In più, è un salto nel buio perché non c'è alcuna garanzia che la nuova possa funzionare meglio di quella appena azzerata, oltre al fatto che un certo tempo si perderà ad avviare i lavori con delle persone del tutto nuove rispetto alle deleghe assegnate.

Un sindaco che lascia covare per mesi un malessere, senza porre i correttivi per andare avanti, per poi arrivare alle dimissioni dimostra di non essere capace di governare i processi politici e di non saper trovare soluzioni alle difficoltà che si presentano di volta in volta.

Un sindaco che scrive una sequela di accuse generiche nella lettera di dimissioni, avvelenando il clima nella sua stessa maggioranza e dando il via a una serie prevedibile di scontri e colpi bassi, appare come una persona incapace di prevedere le conseguenze delle sue parole, visto che ora quelle accuse torneranno indietro come boomerang.

Un sindaco che viene dalla società civile e adotta i peggiori metodi della “vecchia classe politica” dalla quale ne vuole prendere le distanze, alimentando lo scontento verso i partiti e soffiando sui focolai populisti, non può permettersi di portare acqua al mulino dei nuovi barbari, senza essere contrastata da chi ha a cuore la democrazia, che è fatta di dialogo tra posizioni diverse e di sintesi dialettica.

Un sindaco espressione di una minoranza di Palesi e che, invece di porsi il problema di allargare la base del consenso, fa di tutto per perdere pezzi della sua maggioranza riconducendola all'obbedienza con il ricatto delle dimissioni, mostra di avere autorità, ma non autorevolezza.

In queste condizioni la maggioranza è destinata a non concludere il mandato dei cinque anni e si aprirà una lunga guerra di posizionamento in vista delle prossime elezioni amministrative. E anche l'opposizione - quella sbeffeggiata dalla sindaca come poco propositiva nella lettera di dimissioni - dovrà prepararsi alle votazioni che possono arrivare prima del previsto.

A distanza di due anni i nostri dubbi sulla capacità di Anna Zaccheo di poter guidare una coalizione di centrosinistra trovano ulteriori conferme. L'atteggiamento dispotico che noi avevamo fiutato durante quei pochi colloqui avuti, come pure la tendenza a fuggire dal confronto politico, ci indussero ad abbandonare un campo che ha vinto, più che per merito proprio, per la spaccatura del centrodestra che noi avevano contribuito a creare, se non determinato, negli anni di opposizione al sindaco Conte.

Avremmo preferito di esserci sbagliati, temiamo di aver visto giusto sin da allora.

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